Appoggio del piede e sindrome della bandelletta ileo-tibiale
La bandelletta ileo-tibiale è un tendine che il tensore della fascia lata e il grande gluteo hanno in comune, che ha la funzione di rendere più stabile la componente antero-laterale del ginocchio.
Analizzando la sua posizione, durante i movimento di flesso-estensione del ginocchio, notiamo che questa si trova anteriormente al femore quando la gamba è distesa, si sovrappone ad esso con la gamba in flessione di 30°, per passare poi posteriormente con l’incremento del grado di flessione.
Questa sua variazione di posizione, rispetto al ginocchio, può comportare una condizione di natura infiammatoria, denominata sindrome della bandelletta ileotibiale (ITBS), che causa un tipico dolore nella parte laterale del ginocchio.
L’ITBS è la seconda causa di dolore al ginocchio nei corridori e la principale causa di dolore al ginocchio laterale; dolore che si trova circa 2 cm sopra la linea articolare laterale ed è spesso descritto come acuto o bruciante.
L’eziologia di ITBS è multifattoriale e ancora molto dibattuta:
– I fattori estrinseci includono l’utilizzo di calzature non adattate o repentini cambiamenti nel volume di allenamento (come un rapido aumento della distanza o della durata di allenamento).
– I fattori intrinseci includono il varismo del ginocchio, pronazione del piede, discrepanza nella lunghezza delle gambe e squilibri muscolari, che possono alterare la normale cinematica dell’anca, del ginocchio e, soprattutto, del piede.
La struttura principale da indagare nei casi di ITBS risulta spesso il piede, o meglio, il suo appoggio a terra.
Il piede è la struttura su cui poggia completamente il peso del corpo; struttura che oltretutto ci consente di assumere la stazione eretta e di poterci spostare nello spazio.
Il corretto appoggio di questa struttura ci permette:
– di poter equilibrare tutti i muscoli del corpo,
– di poter eseguire ogni movimento con il minor dispendio energetico possibile,
– di ridurre l’incidenza di diverse patologie
– di allineare il corpo quando svolgiamo tutti i movimenti nella vita quotidiana, evitando che i muscoli e le articolazioni lavorino di più rispetto alle loro capacità.
Di contro, uno scorretto appoggio plantare, altera lo stato fisiologico del piede quando entra in contatto con il terreno, ripercuotendosi cosi anche sul ginocchio, sulla colonna vertebrale e sul resto del corpo.
Vediamo in modo semplice e veloce il piede e il suo appoggio:
L’appoggio del piede avviene tramite 3 arcate:
l’arcata mediale, va dal primo metatarso e raggiunge il tallone;
l’arcata anteriore, va dal primo al quinto metatarso;
l’arcata laterale, va d al quinto metatarso al tallone.
E ad ogni punto del piede corrisponde una percentuale di carico.
Come possiamo vedere dall’immagine le principali alterazioni nell’appoggio sono due:
– Nel piede piatto l’arco plantare è ridotto al minimo mentre la superficie d’appoggio è la massima possibile;
– Nel piede cavo invece la superficie d’appoggio del piede è ridotta al minimo in quanto l’arco plantare è molto accentuato.
Un alterato appoggio può essere causato da una moltitudine di fattori come calzature sbagliate, traumi, una postura scorretta o anche un eccessivo peso del soggetto.
È importante quindi risolvere queste alterazioni per evitare che si presentino in futuro problematiche anche in altre sedi.
La biomeccanica del piede, inoltre, influenza l’allineamento e la funzione delle articolazioni più prossimali e persino dell’intero apparato locomotore.
Il piede neutro durante il cammino presenta un efficiente assorbimento degli urti, il che rende molto bassa la probabilità di sviluppo di patologie.
Nella fase iniziale dell’appoggio infatti, poggia sulla parte esterna del tallone per poi ruotare verso l’interno cosi da poter assorbire l’urto derivante dal peso del corpo.
Il piede cavo invece trasmette maggiormente l’urto lungo la parte inferiore della gamba; la fase inziale di appoggio avverrà si con il lato esterno del tallone ma in questo caso sarà presente una maggiore angolazione e una ridotta o assente rotazione verso l’interno.
Il piede piatto invece trasferirà una maggior pressione sulla parte interna del piede, la fase inziale di appoggio avverrà si sull’esterno del tallone per poi ruotare troppo verso l’interno.
Proprio queste differenze hanno portato negli anni ad una serie di studi volti a valutare l’influenza del piede sulle problematiche articolari nei corridori soprattutto per quanto riguardo il ginocchio.
Da questi studi sono emerse varie conferme:
- Vi è un’associazione positiva tra l’eccessiva pronazione del piede e le lesioni da corsa, e conseguente dolore, al ginocchio.
La pronazione del piede è un movimento complesso che si verifica nei tre piani di movimento, combinando dorsiflessione, abduzione ed eversione.
Questo insieme di movimenti causa una rotazione interna della tibia e anche del femore, che comportano un eccessivo sforzo a livello del ginocchio.
Una Rotazione interna ripetuta del ginocchio può allungare alcune strutture intorno al ginocchio, incluso l’ITBS.
Inoltre, studi recenti, hanno dimostrato che la pronazione del piede può influenzare la cinematica dell’anca, che a sua volta può sforzare l’ITBS attraverso il suo attaccamento prossimale. - Vi sono prove emergenti che suggeriscono una relazione causale tra la struttura del piede e il movimento risultante di ginocchio e anca; movimenti, non fisiologici, che possono dar luogo a lesioni muscolo-tendinee.
Gli studi indicano che circa il 70% dei corridori che sperimentano sintomi agli arti inferiori, tra i quali dolore al ginocchio, fascite plantare o tendinite della fascia ileotibiale, ha riportato un netto miglioramento attraverso un programma di fisioterapia posturale con annessi esercizi di rinforzo del piede, con o senza l’utilizzo di ortesi. - Un programma di fisioterapia, con o senza l’utilizzo di ortesi, oltre ai cambiamenti soggettivi segnalati dai vari corridori, ha portato a una variazione nella cinematica degli arti inferiori; ovvero nel comportamento delle articolazioni (caviglia, ginocchio e anca) durante l’attività.
Tra queste variazioni si notano una riduzione della pronazione massima della zona calcaneare e una maggior stabilità totale del retropiede. - Atleti con retro piede varo sono risultati più soggetti ad avere esostosi laterale, ovvero formazioni benigne di nuovo tessuto osseo che possono generarsi sulla superficie delle ossa del corpo umano, a causa di un fenomeno irritativo ripetuto o un trauma.
L’esostosi può essere l’espressione della trazione del tendine d’Achille sulla tuberosità posteriore del calcagno; trazione che causa una pronazione patologica, di conseguenza l’atleta può andare incontro a stress legamentoso, alla sindrome della bandelletta ileo-tibiale o alla sindrome patello-femorale.
Questi studi quindi mostrano come nel runner, agonista e non, la parte di maggior importanza risulta il piede e il suo appoggio. Per questo motivo è sempre consigliabile rivolgersi ad un fisioterapista per una corretta valutazione del piede e del suo appoggio cosi da scongiurare fin da subito potenziali problemi futuri; soprattutto in caso di sport di resistenza dove la struttura cardine risulta proprio il piede.
A cura di
Dott Gabardi Luca e Colombo Massimo Fabio